27 febbraio 2018
Il blog si è spostato qui
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Caro vecchio "cannocchio" speriamo di ritrovarci quando avrai una veste aggiornata.
| inviato da qualcosadiriformista il 27/2/2018 alle 21:19 | |
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8 giugno 2012
Direzione PD, gli "implitici" della candidatura di Bersani
La candidatura di Bersani e la scelta delle primarie hanno alcuni “impliciti” che meritano attenzione. Il fatto in sé di parlare di leadership per le politiche implica che il PD rimane ancorato al solco del bipolarismo. Cosa non scontata visto il dibattito degli ultimi mesi. Ora non potranno non esserci implicazioni sulla possibile (improbabile?) riforma elettorale. Difficile tenere la bozza Violante. In qualche modo un premio di maggioranza diventa essenziale alla linea espressa oggi in direzione. Secondo aspetto: le primarie aperte. Anche forzando lo Statuto – che indica nel segretario il candidato in pectore di tutto il PD- prendendo pragmaticamente atto del quadro attuale Bersani conferma il metodo delle primarie come quello che guida il PD. Per di più primarie aperte, in cui potranno, a cominciare da Renzi, candidarsi anche più personalità del PD. Si salva così l’impostazione di partito aperto e dell’innovazione. Non era scontato. Detto questo, la scelta per la leadership sarà scelta che riguarderà i contenuti e le alleanze. Se impostato correttamente sarà a partire dai contenuti (che vengono prima delle alleanze) che si configureranno alleanze e potenziali candidati alternativi. Bersani che parte per primo ha il vantaggio parlare per primo e l’onere di chiarire alcuni punti che hanno diviso il centro-sinistra e il PD: più risponderà adeguatamente a questi temi meno campo lascerà agli altri. E viceversa. Crescita economica: come riparte questo paese? Con una versione 2.0 dell’industria di largo consumo cara al modello nord-ovest e emiliano-marchigiano (elettrodomestici) o si può immaginare qualcosa di più innovativo? Mercato del lavoro, la “grande riforma” non si è vista: il PD se vincerà rilancerà il contratto unico o declinerà un’opzione “socialdemocratica” ad oggi solo sospirata ma non declinata? Riforma fiscale: semplificazione, patrimoniale, beni di lusso. Quale ricetta? Alleanze: chi sono i progressisti e i moderati? E soprattutto: chi fa il riformista? Su questi punti – e altri che altri potranno aggiungere- si gioca il futuro del paese. Al candidato premier la prima risposta..
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15 maggio 2012
Amministrative 2012, qualche conto sul PD
Ad una settimana dal primo turno delle elezioni amministrative molte cose sono state già dette e scritte, dal successo di Grillo alle batoste di PDL e Lega. Più complessa è risultata essere la valutazione del voto sul centro-sinistra e il PD in particolare. Va premesso che il voto delle amministrative si gioca molto sull’uno contro uno e che l’obiettivo prioritario delle coalizioni è quello di conquistare la carica di sindaco. Per raggiungere questo obiettivo una coalizione può mettere in campo liste civiche, alleanze, geometrie variabili (si pensi solo a quanto sia “ballerino” un partito nazionale come l’UDC) che condizionano il risultato delle singole liste sia rispetto ad altre competizioni elettorali che rispetto alle stesse comunali di 5 anni prima (in qualche caso meno). Per non farci mancare nulla nel dibattito sul risultato del PD, abbiamo provato a fare un’operazione che né in rete né sui media abbiamo trovato: la somma dei voti del PD nei comuni in cui si è votato, sia in termini assoluti che percentuali, comparandoli con le precedenti amministrative, regionali, europee e politiche. Va detto, sempre in ambito di premessa metodologica, che si tratta di dati difficili da mettere insieme. Solo due dati, politiche ed europee, riguardano espressioni elettorali “in contemporanea” mentre per le amministrative e le regionali le somme riguardano prevalentemente il 2007 e il 2010 ma in alcuni casi il voto è avvenuto in momenti diversi (vd. Sicilia, Molise, L’Aquila, Catanzaro etc.). Il voto 2007 è quello di più difficile comparazione: non c’era il PD e in alcuni casi DS e Margherita si presentarono insieme sotto la sigla de L’Ulivo mentre in altri si presentarono separati. Nel secondo caso – forzando non poco- è riportata la somma dei voti delle singole liste. Il voto comunale che avviene a meno di 5 anni consente una comparazione più immediata del voto PD, anche se nasconde scelte più locali: quando si vota a meno di 5 anni ciò avviene per uno scioglimento anticipato, fatto che penalizza la maggioranza uscente. Va poi detto che sono considerati solo i capoluoghi di provincia con la sola esclusione di Agrigento perché il quadro di liste “democratiche” 2007 non è confrontabile con l’attuale. Il peso specifico sul totale è comunque limitato. Rispetto al dato diramato dall’Istituto Cattaneo (di certo più autorevole) il gap amministrative 2012- regionali è più accentuato. Non sapendo cosa abbia sommato l’Istituto (magari non ha incluso i dati regionali di tornate diverse dal 2010) per serietà la tabella riporta tutti i numeri oggetto di conto. Se qualcuno trova degli errori è pregato di segnalarli: la rete serve anche a questo. Ultima considerazione, nonché “curiosità”: i comuni considerati non sono rappresentativi dell’universo “elettori italiani”. Casualmente tuttavia la media di voto 2008 e 2009 è molto vicina, in termini percentuali, al dato nazionale. Ciò non significa che sia così anche in questa tornata.. se ne faccia il dovuto e giudizioso uso. Tutto ciò premesso, dai conti fatti vengono fuori i seguenti numeri: Capoluogo | Comunali 2012 | Precedenti Comunali | Precedenti Regionali | Europee 2009 | Politiche 2008 | L'aquila | 6689 | 6341 | 5473 | 3185 | 15673 | % | 16,42 | 13,9 | 18,17 | 19,6 | 35,4 | Catanzaro | 5555 | 3538 | 6111 | 6755 | 16726 | % | 10,44 | 6,08 | 13,19 | 22 | 31,5 | Piacenza | 10855 | 12956 | 14428 | 14835 | 22132 | % | 26,59 | 25,3 | 32,71 | 28,1 | 35,3 | Parma | 17472 | 19919 | 28498 | 33288 | 47153 | % | 25,15 | 21,9 | 36,39 | 35,4 | 41,8 | Gorizia | 2559 | 3072 | 4612 | 4322 | 7656 | % | 17,11 | 17,4 | 26,79 | 23,8 | 34 | Frosinone | 2882 | 4855 | 4046 | 6051 | 8434 | % | 10,46 | 16,1 | 18,35 | 23,6 | 27,6 | Rieti | 3292 | 5895 | 5020 | 7178 | 11508 | % | 11,85 | 19,4 | 22,2 | 26,5 | 38,1 | La Spezia | 10136 | 14721 | 15124 | 16572 | 23995 | % | 27,2 | 32,6 | 34,74 | 34,8 | 40,1 | Genova | 55137 | 88765 | 84980 | 104659 | 159371 | % | 23,88 | 34,4 | 31,72 | 35,8 | 43,1 | Como | 5698 | 5974 | 11734 | 8757 | 14565 | % | 15,76 | 15 | 25,34 | 20,8 | 28 | Monza | 11754 | 12513 | 13533 | 15977 | 24526 | % | 24,77 | 20,3 | 25,43 | 23,8 | 31,3 | Isernia | 1240 | 1534 | 920 | 1317 | 2689 | % | 8,75 | 10,6 | 7,41 | 11,8 | 20,6 | Alessandria | 7080 | 9467 | 9131 | 11392 | 17488 | % | 17,75 | 18,8 | 23,67 | 24,8 | 31,8 | Asti | 5989 | 8075 | 7292 | 8767 | 14446 | % | 18,81 | 21,4 | 24,56 | 26,4 | 32,7 | Cuneo | 2466 | 4642 | 6476 | 6911 | 11580 | % | 9,39 | 15,5 | 25,64 | 23,9 | 33,8 | Palermo | 20707 | 33439 | 59964 | 46712 | 95198 | % | 7,77 | 9,4 | 17,35 | 20,8 | 25,4 | Brindisi | 8367 | 7107 | 7664 | 10840 | 17292 | % | 17,08 | 13,03 | 20,38 | 22,6 | 36,4 | Taranto | 15288 | 14121 | 20490 | 19133 | 39524 | % | 16,04 | 12,5 | 25,12 | 21 | 35,3 | Trani | 2148 | 3594 | 2647 | 3831 | 7416 | % | 6,38 | 10,7 | 10,96 | 14,1 | 24,1 | Lecce | 5738 | 9111 | 7717 | 10172 | 18515 | % | 10,57 | 15,5 | 17,98 | 22,4 | 34,3 | Trapani | 3377 | 5181 | 5951 | 5655 | 8823 | % | 11,67 | 13 | 16,68 | 24,4 | 22,8 | Lucca | 7787 | 12697 | 10021 | 12707 | 20553 | % | 21,99 | 28,5 | 30,26 | 29,9 | 38,4 | Pistoia | 12438 | 13958 | 14612 | 18241 | 26746 | % | 33,7 | 31,4 | 38,38 | 37,4 | 46,2 | Belluno | 2765 | 2876 | 4610 | 4862 | 7471 | % | 18,62 | 15,6 | 31 | 26 | 33,3 | Verona | 18058 | 23866 | 26351 | 30450 | 47534 | % | 14,82 | 17,4 | 22,22 | 22,5 | 29,3 | TOT PD | 245477 | 328217 | 377405 | 412569 | 687014 | % | 16,64 | 18,63 | 24,35 | 26,83 | 34,07 | Qui finisce il lavor(acci)o di mettere insieme i numeri e inizia quello del commento e del dibattito. Per una volta, come conviene a chi fa le somme, ci fermiamo dove il dibattito inizia o dovrebbe iniziare.
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3 maggio 2012
Dal finanziamento pubblico alla buona politica.
Che ci fanno i partiti con i soldi pubblici? Le letture di questi giorni ci dicono la “mezza verità”. Non dicono ad esempio che non tutti usano i soldi alla stessa maniera. Ci sono quelli che tengono in vita le sedi per fare anche i corsi di italiano per stranieri, o l’assistenza fiscale sottocosto, o semplicemente tengono aperto uno spazio di incontro. Ci sono quelli che sono così fessi da usare il finanziamento pubblico per mettere in piedi e promuovere incontri e confronti in cui magari verranno anche contestati dall’ultimo arrivato, che in democrazia conta quanto il primo. Costoro (i fessi) sono molto spesso democratici. A questo punto della vicenda “finanziamento pubblico” tali attività andrebbero forse raccontate di più, così come forse andrebbe studiato una sorta di “bilancio sociale” per evidenziarle. Quante iniziative, quanti comizi, quante raccolte di firme, quante attività sociali e culturali etc. etc. Un esempio per capirci. Il 5 maggio ci sarà a Roma un’importante iniziativa per non svendere il 21% di Acea Ciò è possibile anche grazie ai soldi del finanziamento pubblico. Tuttavia quei soldi di finanziamento pubblico consentiranno non solo di dare voce a migliaia di cittadini, ma puntano ad evitare un danno economico di centinaia di milioni di euro a Roma Capitale: fatevi voi il conto. Con una battuta: la buona politica produce utili. Rendere conto dell’uso è più importante che dimezzare le risorse: se non si riesce a dire che si spendono bene i soldi, qualsiasi cifra – anche 1 centesimo- non sarebbe giustificata. La verità è che moltissimi cittadini, anche quelli che poi danno un altro voto, hanno “toccato con mano” il PD, l’attivismo politico, la militanza, il volontariato, lo spirito di solidarietà generalmente diffuso. Questa è una caratteristica che connota gran parte del PD e ne fa un soggetto diverso, direi: migliore, di tanti altri. Resta, nonostante questo, l’evidenza di un atteggiamento contro il PD di una parte ampia dell’opinione pubblica e che ha un’origine che non va sottovalutata. Ci sono dei comportamenti e delle pratiche individuali o di gruppi (leggi correnti e sub correnti) del PD che non dovrebbero essere compatibili con il partito stesso. In questa fase vale la pena fare uno sforzo non di contabilità ma di politica: allontanare quelli che, pur accumulando preferenze personali, tolgono prestigio e credibilità al partito. Non è un caso che spesso le peggiori performance elettorali, nel Lazio ma non solo, il PD le ha dove il tasso di preferenze è più alto. I primi a farsi sentire in questo senso dovrebbero essere quei dirigenti, quadri, militanti che fanno o almeno aspirano a fare la “bella politica”, che mettono in campo iniziative e attività per la comunità (nazionale o locale) in cui operano, che danno il loro tempo e il loro impegno ad una pratica politica sana. Se queste voci non si levano – nei modi e nei luoghi idonei (lo stile non è l’ultimo dei problemi)- il nodo non verrà mai risolto e anzi la non soluzione di fatto legittimerà sempre più le cattive pratiche. Il momento per farlo? Adesso.
| inviato da qualcosadiriformista il 3/5/2012 alle 23:15 | |
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17 aprile 2012
Antipolitica: ripulire il PD.
Nell’indubbia eleganza speculativa, il dibattito aperto da Reichlin e rilanciato da Macaluso sul tema PD e l’antipolitica non risponde alla sostanza delle accuse che sono mosse: la pratica politica e gestionale, i comportamenti, il modus operandi del PD e dei suoi rappresentanti risponde alla domanda di onestà, trasparenza, integrità che viene da grande parte – anche etero diretta- della società italiana? Se guardiamo alle prime linee del partito, non v’è dubbio che il PD sia un partito sostanzialmente sano. Appena però dalla testa abbassiamo lo sguardo sul resto del corpo, vediamo come si siano palesate situazioni – da Bologna alla Puglia, dalla Campania a Milano- che lasciano molti interrogativi aperti. Ancor più che questi casi, e altri più locali, colpisce nel PD un eccesso di tolleranza che spesso diventa pilatismo verso pratiche e comportamenti poco ortodossi. Senza fare la caccia alle streghe o appellarci solo ai puri più puri, chiunque abbia passato più di un paio di mesi nei circoli sa bene di cosa si parli. Dalle tessere alle truppe cammellate nei congressi locali, dalle cene elettorali di alcuni candidati alle macchine organizzate di qualche corrente. Comportamenti e situazioni spesso minoritarie, rispetto alle quali prevale una spocchiosa presunzione secondo cui tali situazioni, in fin dei conti, se ben governate tornano anche utili nella battaglia interna. Risultato: ogni area – o meglio- corrente nazionale “tiene i suoi”. Per contrastare l’antipolitica servirebbe che il PD facesse innanzitutto due cose. Primo, “disarmare” le correnti: sciogliere ogni corrente e condannare la pratica correntizia. In secondo luogo, approfittando dell’estate, sarebbe utile che i big nazionali (anche in gruppo) si facessero un giro per il partito da sud a nord e buttassero fuori a calci nel sedere quei personaggi dai comportamenti e dai modi operandi evidentemente incompatibili con l’essere democratico. Fatto ciò si potrà speculare sul resto. Soprattutto sul fatto che oltre a una sana testa, il partito è sano anche nell’estremità opposta, ossia ai piedi (o base che dir si voglia).
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